Vasari lo dice sicuramente meglio di me: "fece fare parte di alcuni pilastri e zoccoli, pieni di fregiature, che andavano in quell’opera, a Simone, il quale gli condusse sì bene e sì begli che senza che io dica quali sieno si fanno conoscere alla grazia e perfezione loro fra gli altri. Né è possibile veder più belli e capricciosi altari da fare sacrifizi all’usanza antica, di quelli che costui fece nel basamento di quest’opera". Si tratta dell'apparato decorativo che lo scultore toscano realizzò negli anni Venti del Cinquecento per la parte esterna della cappella Cesi di santa Maria della Pace: un tripudio di animali fantastici, caproni, pennuti, teste di satiri, fiori allucinogeni e raffinatissimi ghirigori che uno non si stancherebbe mai di guardare, per utilizzare come cassetta degli attrezzi per inventare storie sempre nuove e sempre diverse. Quale tesoro sorvegliano per esempio i due draghi della foto, e perché le teste dei satiri che stanno sopra (in volo, evidentemente) nemmeno li guardano? C'è un mistero da svelare tra questi rilievi in marmo...