Lo avete notato anche voi quel vizio fastidioso di molte recensioni di libri, che ultimamente non fanno che utilizzare l'aggettivo "necessario"? Che poi, io mi chiedo, se tutti i libri che escono sono necessari, vuol dire che allora nessuno lo è, giusto? Per questo sono felice di aver letto un libro che - finalmente - si proclama inutile fin dalla copertina, ma che poi in realtà non vorresti mai finire. Si tratta della Guida inutile di Roma. Luoghi e storie dalla città di un tempo di Stefano Caviglia, pubblicato da Edizioni Intra Moenia.
Perché una guida inutile? Semplice, perché descrive cose che non esistono più: la campagna attorno alla stazione Termini (e la stessa stazione, come appariva a fine Ottocento), il foro romano quando era ancora Campo Vaccino, con gran parte degli edifici della Roma antica ancora da scoprire, il Tevere prima della costruzione dei muraglioni, e tanto tanto tanto altro ancora. Ecco, questo è uno di quei libri ricchissimi che vanno letti e riletti, annotati, sottolineati, riempiti di post-it e, ebbene sì, anche di orecchie alle pagine (e io di solito i libri li lascio intonsi come reliquie, ma con questo proprio non si può resistere), e poi bisogna portarselo dietro per vedere con i propri occhi come è cambiata la città. Ma, mi direte voi, quello di cui si parla nel libro non esiste più, che senso ha andare in giro. E qui sta il bello, perché questo libro ha il dono di farci vedere anche quelle cose che non esistono. Inutile? Macché!