Entrare a palazzo Barberini è una scelta che va ben ponderata. Prima di tutto perché la visita può prendervi mezza giornata, e fa fatta quindi nel pieno delle forze. E poi perché la collezione è soverchiante, e vi stordisce con la sua bellezza spaziando dai fondi oro a Caravaggio. Poi entrate nel salone affrescato da Pietro da Cortona e siete fritti: sarà forse per un accenno di cervicale che quando guardate in su verso il trionfo della Divina Provvidenza sentite improvvisamente le gambe molli, e vi sentite del tutto sopraffatto da tanto splendore. E non vi dico poi di quando ci sono le mostre! C'è per esempio tempo fino ad aprile per godersi L'ora dello spettatore (che chiude a fine mese), che mette insieme 25 opere che, tra Cinquecento e Settecento, non si sono limitate a restare nello spazio della tela o della tavola, ma hanno richiesto, a volte in maniera più velata, a volte in modo decisamente più esplicito, allo spettatore di mettersi in gioco, di entrare nel dipinto o di tenere un segreto, oppure di seguire una storia fin nei suoi più piccoli dettagli. Andate a cercare per esempio, tra le sale della mostra, la Passione di Hans Memling: mettetevi comodi, perché vi ci vorrà parecchio tempo a osservare tutti i minimi dettagli della tavola e contemplare, assieme alle ultime ore terrene di Cristo, le stoffe preziose delle vesti di Pilato, la scena dell'ultima Cena che sembra rubata a certi fiamminghi del Seicento, le donnine curiose che si affacciano dalle mura, il pavone che osserva le cose e il passerotto che si è poggiato sull'albero in primo piano. Quante cose riuscite a trovare in un un'unica opera?