Tra le cose che amo di più di Roma è che le sue strade raccontano sempre una storia, e basta leggere le targhe che danno i nomi alle vie per accorgersene. Prendete per esempio alcune delle viuzze di Campo de' Fiori che prendono il nome dalle botteghe che un tempo si trovavano da queste parti, o via dei Condotti, che è oggi così chic ma che fa semplicemente riferimento alle condutture dell'acqua Vergine, oppure (so già che a qualcuno di voi sarà già venuta in mente) la via delle Zoccolette che forse sì, allude proprio a quello che pensate. C'è poi una stradina di Trastevere che si chiama vicolo dell'Atleta: lunga pochi passi e alquanto tortuosa, in questi pochi metri si rintraccia un condensato della storia di Roma. Intanto perché c'è qui una casetta medievale che fu forse sede di una delle più antiche sinagoghe della città (su una delle colonne del portichetto al primo piano si leggono ancora - seppur faticosamente - alcuni caratteri ebraici). E poi perché qui è tornato alla luce, nel 1849, il giovanotto che dà il nome alla strada stessa. Si tratta della scultura in marmo di un atleta intento a pulirsi la pelle con uno strigile, un attrezzino utilissimo (una specie di cucchiaio) che nel mondo antico era utilizzato per nettare il corpo, unto dagli oli, dopo una qualche gara sportiva. Bastava un poco di sabbia e voilà, raschiando con lo strigile tutto lo sporco veniva via...come in un modernissimo scrub. Il nostro atleta (oggi ai musei Vaticani) è una straordinaria replica in marmo pentelico - uno dei migliori in circolazione nel mondo greco, estratto a una trentina di chilometri da Atene - di un originale in bronzo nientemeno che di Lisippo che, come nell'originale, resta in equilibrio precario, poggiandosi sulla gamba sinistra e portando in avanti entrambe le braccia, conquistandosi insomma una bella porzione di spazio. Il virtuosismo della posa un poco si perde nel passaggio dal bronzo al marmo, che ha reso necessaria la presenza di un puntello a forma di tronco proprio accanto alla gamba portante (fateci caso; quelle sculture poggiate a tronchi, corazze et similia sono sempre copie di originali in bronzo, più leggeri e meno bisognosi di sostegni), ma l'atleta trasteverino dei musei Vaticani, databile all'epoca claudia, resta uno dei capolavori della statuaria classica. Ah, dimenticavo: apoxyomenos vuol dire, letteralmente, "colui che si deterge".