Confesso: non ho Netflix, non ho Sky, non ho Amazon Prime, non ho nessun abbonamento per vedere cose, le serie tv mi annoiano e mi stanca l'idea di doverle seguire e trovarne sempre una nuova, per cui il mio uso della tv si limita a quello di un'ottantenne: quello che c'è, io lo vedo (o mi addormento subito...per una che dorme dopo dieci minuti pensate sia conveniente abbonarsi a Netflix?). Però...però ho una debolezza: tutte le volte che in tv danno un film di Alberto Sordi io DEVO vederlo, e così anche ieri sera ho viso Il vigile per l'ennesima volta. E ho riso per tutto il tempo, per l'ennesima volta. Capite quindi che un libro del genere ha un posto d'onore nella mia biblioteca: A Roma con Alberto Sordi. Da Trastevere a Kansas City, di Nicola Manuppelli (Giulio Perrone Editore) mette insieme due delle cose che amo di più, Roma e Albertone, e lo fa ripercorrendo la sua vita e i suoi film, accompagnandoci da Trastevere (dove Sordi nacque nel 1920, in una casa di via san Cosimato) a Cinecittà, dalla villa delle terme di Caracalla - che per i romani è una specie di monumento, o quantomeno un punto di riferimento costante della viabilità cittadina - al Colosseo, dove Sordi, nei panni di Nando Mericoni, si arrampica per ottenere il visto per i tanto ambiti States. Ma dove vai caro Nando, vorrei dirgli, non lo sai che tu sei romano quanto la bocca della verità e quanto i maritozzi con la panna? Una guida del cuore, ecco cos'è questo libriccino.