Che stia chiedendo con insistenza un caffè ristretto, che faccia segno al conducente dell'autobus di fermarsi per tirarlo su, o che sia ripreso nel classico gesto dell'adlocutio (più prosaicamente, il discorso di fronte al suo esercito), l'Augusto di Prima Porta è una delle statue più note del mondo romano. Ritrovata a fine Ottocento nell'area della villa di Livia sulla Flaminia, è uno dei migliori esempi della propaganda di epoca augustea. Propaganda de che, vi starete chiedendo, visto che la villa stava in casa della moglie di Augusto? Propaganda sì, ribatto io, visto che secondo alcuni archeologi la scultura sarebbe una copia in marmo (donata a Livia forse dal figlio Tiberio) di un originale in bronzo che faceva bella mostra di sé in qualche luogo pubblico della città, a ricordare a tutti che Augusto e, dopo di lui, i suoi eredi, hanno regalato all'impero un lungo periodo di pace. In che modo? Con la corazza, ricca di riferimenti all'impresa che consentì ad Augusto di riportare in città le insegne perdute da Crasso nella battaglia di Canne e la pacificazione con i Parti. La scultura, che rappresenta fedelmente Augusto, solo forse addolcendone un po' i tratti - ma le orecchie a sventola ci sono - era in origine completamente colorata, in un modo che farebbe mettere le mani nei capelli a chiunque. Rossicci i capelli, rosse pure le labbra e il paludamentum (il mantello che tiene nella mano sinistra), rossa e blu la corazza, per farne risaltare i dettagli più significativi. Non è una novità: le statue (e le architetture, orrore!) dell'antica Roma erano sempre completate da colore, perduto nel corso dei secoli, e la nostra idea di una città candida, scolpita nel candido marmo, deve andare a farsi benedire, con buona pace del povero Winckelmann...