Curioso come una delle strade più eleganti di Roma sia caratterizzata da una delle fontane più brutte. E dico brutta senza timore, non tanto per la fontana in sé, ma per il suo protagonista, quello che se ne sta lì sdraiato e guarda con astio tutti quello che gli passano davanti. Il Babuino abita da queste parti dal lontano 1571, da quando cioè Alessandro Grandi, ottenuta da Pio IV la possibilità di portarsi l'acqua in casa, ringraziò il papa e la città tutta con una fontana pubblica. "E mò che ci metto?" avrà pensato Grandi "vabbè, usiamo questo sgorbio che mi ritrovo sempre davanti quando vado in cantina...dopotutto a caval donato, com'è che si diceva?". Certo, magari le cose non saranno andate esattamente così, ma da allora il Babuino (si tratta in realtà di un sileno, ma talmente brutto che i romani presero a scambiarlo per una scimmia) è diventato presenza - quasi - costante della strada. Perché quasi? Perché nel 1877, dopo più di trecento anni di onorato servizio, la statua viene smantellata in occasione di alcuni lavori alla rete fognaria stradale e spostata nel vicino palazzo Boncompagni; solo nel 1957, accogliendo le istanze dei romani, che dopotutto si erano affezionati a quel brutto ceffo, il Babuino torna sulla strada. Ma l'espressione truce nel frattempo non si è addolcita. Babuino, ma che t'abbiamo fatto?