Non vi pare che lo stesso Marco Aurelio, dalla copertina del libro, stia dando istruzioni? "Allora, prendi quell'altare e me lo metti di qua, la fontana che stava al suo posto invece la sposti due strade più in là, quell'obelisco lo mettiamo assieme all'altro che abbiamo ritrovato sull'Appia...e io? Sì, va bene, adesso pure io me ne vado al mezzo trotto verso il Campidoglio". A Roma, insomma, le cose si muovono: magari ci mettono secoli, magari lo spostamento è più repentino tanto che qualcuno, più distratto di altri, nemmeno se ne accorge, a volte ancora le cose non vengono spostate di quartiere, ma finiscono proprio (sarebbe meglio dire ritornano) in un altro continente: chi si ricorda della stele di Axum? A mettere ordine in questa specie di Risiko della città ci pensa Bruno Leoni col suo libro Roma Spostata, da poco pubblicato da Intra Moenia, che traccia una vera e propria mappa degli spostamenti avvenuti nei secoli, da quelli più celebri (l'Ara Pacis, che proprio piccolo non è, sta al suo posto sul Lungotevere da nemmeno un secolo) a quelli meno noti. Una volta letto, non si passeggerà più con la stessa tranquillità: metti che mentre prendi un caffè al bar di piazza san Calisto la piazza stessa decide di andare da un'altra parte?