La villa nascosta

Vi raccontavo ieri su Instagram che fare le foto (e aspettare l'autobus) mi hanno insegnato ad essere paziente (nei limiti del possibile; ci sono poi quelle volte in cui sbatterei il telefono a terra e farei chilometri a piedi pur di non restare impalata alla fermata); un'altra cosa che ho imparato in questi anni è esplorare. Che poi uno dice esplorare e subito pensa a viaggi estremi agli antipodi, e invece no: io ho imparato ad essere una esploratrice urbana, e l'ho fatto nel tempo, approfittando dei momenti morti tra una visita guidata e l'altra, o delle pause pranzo del periodo in cui ho lavorato nei punti di informazione turistica. Avete presente quei bussolotti sparsi nel centro dove i turisti possono chiedere informazioni? Ecco, proprio quelli: piccoli come sono, durante la pausa pranzo non era il caso di restare là dentro a mangiare pane e frittata col rischio che qualcuno entrasse a chiedere dove fosse il Partenone (questa domanda la fanno soprattutto gli americani, non sto inventando nulla), ma era meglio uscire e trovare un posto dove ricoverarsi per un'oretta. E per ogni punto informazione c'era un luogo deputato: santa Maria Maggiore=giardinetti dell'acquario romano, Trastevere=banchine lungo il fiume (avendo cura di evitare le nutrie...ma loro facevano pausa pranzo in altri momenti, per fortuna), castel sant'Angelo che era anelato da tutti perché i giardini tutt'attorno sembravano fatti apposta per una pausa di relax. E via Nazionale? Dunque, le prime volte che mi è capitato di lavorare là ho passato la pausa pranzo in giro per negozi, con la spiacevole consapevolezza di stare spendendo tutto il guadagno di un giorno (non compravo chissà che, era la paga ad essere esigua, benché puntuale), poi ho capito che si poteva avere qualcosa in più: verso largo Magnanapoli, dopo la banca d'Italia c'è un muraglione alto alto che pare insormontabile, e che in effetti solo in pochi sormontano, di solito gli studenti che saltano la scuola e sanno che lì non saranno mai trovati, o i padroni dei cani che sono sempre alla disperata ricerca di un po' di verde. Ma se uno capisce da quale parte si sale (che poi non è difficile, basta passare da via Mazzarino e aguzzare la vista) si ritrova improvvisamente all'interno di un giardino che magari definire rigoglioso è un azzardo, ma che è di certo una piacevole sorpresa in mezzo a tanto traffico. Siamo a villa Aldobrandini, nata alle metà del Cinquecento come residenza del monsignor Giulio Vitelli, passata poi al celebre cardinale Pietro Aldobrandini che (ormai all'inizio del Seicento) che la rende uno dei luoghi più piacevoli della città, grazie anche a parte della sua sterminata collezione di opere d'arte. E poi? Beh, poi è arrivata a fine Ottocento via Nazionale che ha del tutto alterato l'assetto urbanistico della zona e la villa, passata prima ai Borghese, poi ai Pamphilj e poi di nuovo agli Aldobrandini, è alla fine ceduta allo Stato e quindi al Comune di Roma che l'ha trasformata in un giardino comunale...per le mie pause pranzo. Siete mai saliti quassù?