Vi confesso una cosa: Guido Reni, il divino Guido, come lo chiamavano nel Seicento, non mi fa troppo impazzire. Ho sempre trovato la gran parte delle sue opere un filo troppo leccate, quasi leziose...e quelle sante con lo sguardo perso per l'aria poi non mi hanno mai convinto. Perfino Cleopatra guarda in aria mentre si fa mordere il seno dall'aspide: ecco, se mi dovessi immaginare lo sguardo di Cleopatra in quel momento me lo figurerei forse più simile alla Giuditta di Gustav Klimt che non all'immagine che ci ha fornito il nostro divino. Ma, visto che è da fessi non cambiare idea, non vedo l'ora di visitare la mostra della Galleria Borghese, appena aperta, per essere smentita (in caso di necessità potrò sempre buttare l'occhio verso Caravaggio, o verso il mio caro Scipione Borghese ritratto da Bernini). In attesa della visita vi racconto però qual è una delle opere di Guido che preferisco: si tratta della lotta di putti conservata alla Galleria Doria Pamphilj. Sei scugnizzi che se le danno di santa ragione, senza che nessuno abbia mai capito effettivamente il perché: sono il simbolo delle lotte tra patrizi (dalla pelle di luna) e plebei, o piuttosto la lotta tra amore sacro e amor profano? Quel che è certo è che il dipinto venne donato dal mite Guido al marchese Facchinetti di Bologna, che fu determinante nel salvare il pittore dal finire in prigione dopo un litigio con l'ambasciatore di Spagna. E chi se lo aspettava dal mite Guido?