Confesso che, leggendo il libro, non ho fatto altro che immaginarmi Raffaello in piedi a dettare, e Baldassarre Castiglione seduto alla scrivania, a scrivere, come Totò e Peppino mentre scrivono alla malafemmina. Probabilmente le cose non saranno andare esattamente così ma la lettera resta uno dei capisaldi della storia dell'arte. Eppure conosciamo molto poco di queste righe che hanno contribuito a fondare il concetto di tutela del patrimonio culturale: per saperne un po' di più capita allora come il cacio sui maccheroni il nuovo libro di Salvatore Settis e Giulia Ammannati, Raffaello tra gli sterpi. Le rovine di Roma e le origini della tutela (Skira) che contribuisce a mettere un po' d'ordine tra le diverse versioni esistenti e ci guida nella lettura del testo, e del suo sottotesto che è forse addirittura più ricco e affascinante. Non rubricabile tra le letture da spiaggia, ma io sotto l'ombrellone me lo porterei eccome.