Van Gogh, ore pasti

Esistono due mostre diverse dedicate a Van Gogh in questi giorni a Roma, lo sapevate? E sapevate che sono tutte e due a palazzo Bonaparte, la residenza romana della mamma di Napoleone? Ebbene sì, c'è la mostra che si può vedere in un qualsiasi giorno feriale, preferibilmente a ore pasti, e quella del fine settimana, che assomiglia in maniera preoccupante a un girone dantesco: gente ovunque, tanta gente ovunque, ambienti bui che nelle intenzioni degli allestitori vogliono lasciare spazio solo alle opere e che invece, con la folla che c'è, finiscono solo per moltiplicare le probabilità di sbattere a qualcosa o a qualcuno (e speriamo non alle opere), musica di sottofondo che, unita al brusio dei visitatori - tanti, troppi visitatori, ripeto - genera un fastidio che cresce sala dopo sala, fino a quando, finalmente, si esce. La goccia che fa traboccare il vaso è accorgersi che il bookshop è al secondo piano, mentre la borsa coi vostra averi riposa nel guardaroba al piano terra: se avete in mente di comprare un libro, qualche ricordino, un paio di calzini ispirati ai girasoli, meglio cacciare qualche moneta nelle tasche prima di salire.

 

E poi c'è la mostra del (mettiamo caso) martedì, ore pasti, quando finalmente si possono davvero osservare le opere, avvicinarsi per guardare come Vincent tratta il colore che diventa quasi scultoreo, tridimensionale, ritrovarsi a notare come le sue sedie siano quasi sempre sedie vuote, come se al pittore mancasse sempre qualcuno, sempre qualcosa. È un pittore solitario Van Gogh, e lo è suo malgrado: aveva provato a sognare il suo atelier du midi, laggiù in Provenza, ma Gauguin non era stato troppo d'accordo, e fa di fretta le valigie quando le cose cominciano ad andar male, e gli eccessi d'ira di Vincent a farsi più frequenti; è anche un uomo solitario Van Gogh, e anche stavolta suo malgrado, che cerca la solitudine ma ne è allo stesso tempo spaventato, che dipende in tutto e per tutto dal fratello Theo ma che vorrebbe essere, almeno economicamente, indipendente. Ma van Gogh è soprattutto uno a cui la pittura serve letteralmente per sopravvivere, per stare bene, per avere la certezza (vana) di non impazzire. Per questo durante e dopo i suoi ricovero torna subito a dipingere: per vedere se ne è ancora capace, se non ha perso davvero tutto. E a me questa cosa quasi mi commuove. Andate a visitare la mostra, ma fatelo di martedì, ore pasti.